CAMPUS: Il mosso

Da sempre il mosso è additato come il nemico numero uno del fotografo.

Esistono però numerose contromisure per evitare il mosso non voluto. Anni fa si diceva che il modo più sicuro per avere immagini ferme e nitide è quello di usare un tempo di apertura più veloce della focale che si sta usando. Per esempio lavorando con una focale da 85 mm. si può stare tranquilli impostando tempi di posa uguali o più veloci di un centesimo di secondo. Questo a mano libera.

Se invece puoi usare uno stativo, il pericolo del mosso si riduce di molto riprendendo soggetti statici. Non si elimina completamente, perchè la pressione del dito che scatta induce comunque la fotocamera a vibrare leggermente. Il rimedio a questo dettaglio è l’impostare un breve ritardo di scatto in modo da calmare l’effetto pressione sulla fotocamera. Ovviamente più le focali sono lunghe (in modo più evidente quando si sceglie di usare i teleobbiettivi) più il pericolo di mosso aumenta ed è consigliabile usare tempi molto veloci.  La tecnologia risponde creando sensori sempre più definiti e consentendo di effettuare riprese di qualità a sensibilità elevate impensabili fino a ieri. Questo permette di usare tempi molto veloci e di garantire immagini ferme e nitide.

Ultimo accorgimento che mi sento di consigliare è la postura del fotografo e la giusta respirazione: gambe leggermente divaricate e flesse, lo scatto dopo un respiro. Ricordatevi anche la giusta impugnatura della macchina in modo che aderisca al vostro bulbo oculare con i due gomiti leggermente premuti sul busto.

Queste sono le contromisure tecniche per evitare il mosso non voluto.

E’ doveroso ricordare che il mosso, come lo sfocato, può essere una grande risorsa comunicativa. Basta pensare ai capolavori di alcuni pittori futuristi. Peraltro, l’immagine vibrata e soffusa può conferire all’opera un’atmosfera sognante.

CityLife a Milano

Nell’immagine statica, inoltre, il mosso è di notevole aiuto per dare la sensazione dinamica del movimento.

ballerina di flamenco a Siviglia

In conclusione, quello che consideriamo ‘il pericolo del mosso’ può diventare a volte una risorsa che arricchisce il nostro bagaglio tecnico e comunicativo.